Team building in mezzo alla natura

27 agosto 2019

Team building: una soluzione per salvaguardare i gruppi

Mai sentito parlare di team building? Noto nei paesi di lingua tedesca come “teambuilding”, si tratta di un’opportunità per costruire gruppi di persone o restaurarli, fondandoli sulla fiducia e sull’affiatamento. È una soluzione molto efficace nel far riemergere uno spirito di unione ormai assopito, soprattutto per chi è orientato all’assolvimento di compiti precisi.
Il metodo, ancora poco conosciuto nella nostra nazione, riscuote molto successo nel resto dell’Europa, in particolar modo in Francia; inoltre è estremamente apprezzato negli Stati Uniti, dove le prime sperimentazioni sono state fatte sui bambini. Il team building, infatti, è rivolto non solo alle aziende, ma a chiunque viva delle quotidiane realtà di gruppo e a chi frequenta ancora le scuole: specialmente i percorsi in mezzo alla natura hanno influssi benefici sul raggiungimento del bene comune, perché stare in un ambiente diverso rispetto a quello abituale spezza molti schemi malsani diventati ormai riflessi incondizionati, rappresentando un punto di rottura rispetto alle vecchie consuetudini. Stravolgendo i ritmi delle giornate lavorative in contesti inusuali e all’aria aperta, può verificarsi perfino un sovvertimento di ruoli, in cui persone insospettabili rivelano doti trascinanti e carismatiche.

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Le attività di un team building

Il team building prevede attività svolte sempre sotto il controllo di personale qualificato e, per mansioni particolari, con l’ausilio di figure specializzate: basti pensare alla raccolta dell’uva, alla produzione casearia, al taglio e cucito, etc… I compiti sono di natura ricreativa, basati sull’esperienza e mirati alla ricerca del benessere psico-fisico. Al fianco di occupazioni “brevi” organizzate all’interno della struttura ospitante (dette anche “indoor”), che possono essere sia teoriche che pratiche, come discussioni, giochi di ruolo, simulazioni di situazioni tipo, visione di filmati, etc… si praticano anche attività “outdoor”, le quali nascondono sempre un insegnamento indiretto; per semplificare, si ricordino gli sport di squadra, metafore del concetto di coesione e vero collante di un’anima collettiva.
Sempre per formare, consolidare e potenziare lo spirito di unione, si utilizzano mezzi che simboleggiano la compattezza del gruppo: fare dei nodi con una corda intorno ai polsi e compiere delle azioni tutti insieme può essere utile, per esempio, ad interiorizzare il senso di condivisione. Ogni esperienza è seguita da un momento di riflessione, il “debriefing”, che permette sia l’elaborazione emotiva del proprio vissuto, sia una valutazione di quanto appreso, costituendo un ponte verso alcune considerazioni da fare in merito al posto che si occupa nel team. Per i più audaci, vengono organizzati dei veri e propri tour di sopravvivenza in luoghi ignoti: in tale eventualità si rivela di vitale importanza andare d’accordo con gli altri, tanto da diventare il valore principale. Ancora di più che in altre situazioni, ci si spoglia delle proprie competenze in favore di inaspettate capacità d’improvvisazione: è un’occasione unica per scoprire, in mezzo alla natura, abilità fino a quel momento ignorate.

 

Gli studi fatti sui gruppi applicabili al team building

Tuttavia, l’efficacia di questo percorso risiede su solide basi che derivano dalla conoscenza delle teorie psico-dinamiche: come affermava Kurt Zadek Lewin, noto studioso tedesco in questo campo, il potere creativo derivante dall’unione di più persone è nettamente superiore rispetto a quello offerto dai singoli componenti. Tale linea è stata portata avanti dallo psicologo statunitense Bruce Wayne Tuckman che, in seguito, ha specificato le condizioni necessarie e sufficienti caratterizzanti il ciclo vitale di un gruppo: la definizione dei primi quattro passaggi risale al 1965, mentre l’ultima fase è stata aggiunta dodici anni dopo. Il primo stadio è quello di formazione, nel quale i membri iniziano a provare un senso di appartenenza alla nuova identità collettiva; il successivo, conosciuto come “tempesta”, racchiude eventuali scontri e dissidi, a volte spiacevoli, ma indispensabili per un confronto autentico. Nel terzo momento, la normalizzazione, si appianano le situazioni di confronto che hanno avuto luogo precedentemente, preparando così il terreno al quarto passo, il performing, in cui il nuovo equilibrio permette il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Quando la missione è compiuta, il gruppo è arrivato al traguardo: in questa fase, detta di aggiornamento, può sciogliersi o considerare nuove mete.

 

Gli insegnamenti del team building

Quest’esperienza in mezzo alla natura fa capire come l’apporto di tutti sia indispensabile e nessuno sia inutile: grazie al team building, si capiscono delle verità importanti. Le persone coinvolte imparano a valorizzare il contributo degli altri, arrivando a comprendere che non sempre si può avere ragione: anche idee e considerazioni non proprie possono rivelarsi brillanti. I membri del gruppo accettano le valutazioni negative in quanto riferite ad azioni non idonee, senza compromettere il giudizio sulla persona dal punto di vista umano: la comunicazione migliora, si perseguono gli obiettivi con più facilità e seguendo un metodo. Lo stato d’animo si rigenera, favorendo la crescita e la maturazione di nuovi atteggiamenti: si manifestano alcune tendenze come lamentarsi meno, mettersi alla prova, imparare a gestire lo stress e aiutarsi a vicenda, poiché si comprende di essere anelli di uno stesso ingranaggio; sviluppare lo spirito di squadra, infatti, significa collaborare e crescere. Infine, grazie ad una definizione dei ruoli, si accetta la guida di un leader, abbandonando la paura di esserne soggiogati. Un ottimo motivo per provare!